Restauro Affreschi

La Chiesa di San Francesco di Paola in Lamezia Terme

La Spiritualità Minima tra arte e storia

È terminato il restauro dei dipinti su muro dell’area presbiterale della Chiesa di S. Francesco.
In occasione del V Centenario della morte del nostro Santo, e in vista del V Centenario (1508-2008) della fondazione del Convento dei Minimi di Sambiase (ora Lamezia Terme), la Comunità dei Frati ha deciso di mettere mano ad un lavoro atteso da anni.

Il lavoro, iniziato nello scorso mese di maggio, dopo aver chiesto ed ottenuto i dovuti permessi dalla Curia diocesana e dalla Soprintendenza, e realizzato dal restauratore M° Armando Esposito, è stato reso possibile grazie al libero contributo dei devoti del nostro Santo. Sono stati impiegati, inoltre, i soldi avanzati dai festeggiamenti patronali di giugno e dalla “Marcialonga S. Francesco di Paola – 24ª edizione”.

Si coglie l’occasione per ringraziare quanti, in diversi modi, hanno reso possibile la realizzazione di un così delicato intervento per ridare splendore a delle opere d’arte che rischiavano ormai di andare perdute per sempre.
La Comunità dei Padri ha inoltre provveduto a realizzare una brochure sulla Chiesa e sui suddetti dipinti, che viene così messa a disposizione di fedeli, devoti e turisti (di seguito ne riportiamo uno stralcio).

DIPINTI MURALI

I dipinti su muro collocati ai lati dell’altare all’interno del presbiterio fanno parte di un unico ciclo di scene raffigurante alcuni miracoli della vita del Santo Taumaturgo. Rispettivamente sei riquadri inseriti all’interno di spazi arcati, ritmati da snelle colonne dai capitelli corinzi finemente decorati. Al di sotto delle rappresentazioni, sugli spazi interplintali, prendono posto quattro didascalie relative ai miracoli. Originariamente queste erano sei, ma una (la sesta) fu sottratta per necessità ristrutturali, l’altra (la prima) per esigenze di simmetria estetica. L’opera misura complessivamente cm 800 x cm 240, per un totale di circa 20 metri quadrati.

I dipinti sono stati riportati alla luce negli anni ottanta in seguito alla rimozione dello strato di scialbo e di temperone che ne occludeva completamente la visione. L’intervento di restauro che ha riportato alla luce la bellezza delle scene è stato realizzato nell’estate del duemilasette.

La tavolozza cromatica ridotta a pochi colori, la semplicità sorprendente anche se a volte ingenua delle scene e dei personaggi, la ricchezza dei particolari, sembrano attingere o ispirarsi ad un’arte più primitiva o “duecentesca”. Non è da escludere che gli esecutori dell’opera siano stati gli stessi Frati, appartenenti alla formazione dei primi gruppi; di certo è indubbia la presenza di almeno due mani alla realizzazione del dipinto. Ciò si evince mettendo a confronto la figura inginocchiata all’interno della prima scena con quasi tutte le altre, realizzate con minor bagaglio di conoscenza anatomica.
Sebbene non vi siano elementi certi o documentazioni per la datazione sicura dei dipinti, un insieme di considerazioni sull’opera e sul suo contesto ne favoriscono ragionevolmente la realizzazione tra il XVI e il XVII secolo.

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